Palmaria: la più grande isola della Liguria

Nel 1997, l’isola Palmaria (1,89 Km quadrati), insieme alle altre isole Tino e Tinetto, Porto Venere e le Cinque Terre è stata inserita tra i Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.
Dal 2007 è parte del Parco Naturale Regionale di Porto Venere. E' sito di interesse comunitario, SIC, identificato dalla direttiva Habitat con il preciso scopo di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio ed è parte di Rete Natura 2000. E' inserita in un'area di tutela marina per la ricchezza di specie, animali e vegetali e habitat.
Su tutto questo incombe un progetto di "valorizzazione e riqualificazione" tipicamente speculativo volto a sfruttare e degradare un patrimonio naturale, un bene di tutti. Il masterplan presentato a metà maggio di quest'anno vede l'Isola come un panettone da fare a fette. Un Progetto arido, senza sentimento, irripettoso delle identità locali, incapace di dare valore alle dinamiche di rinaturalizzazione, incurante degli aspetti normativi e regolatorio che tutelano l'integrità e la conservazione dell'Isola.
Vedi il masterplan e la relazione tecnico-illustrativa

Questo è lo scenario che si prospetta nel masterplan.
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Pontili Si, Pontili No, Pontili un Cappero!

- Giovanni Cortelezzi 20/08/2024
Riemerge, in questi ultimi tempi, il progetto di "Riqualificazione degli ormeggi con l'installazione di pontili galleggianti nella rada di Lerici" Progetto che dopo un lungo e annoso percorso a zig-zag è stato presentato in forma "definitiva" il 24/08/2023 al Ministero dell'Ambiente e delle Sicurezza Energetica (MASE) per la verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) In pochi avranno letto il progetto nell'ultima sua stesura, ancora meno le osservazioni fatte e, dal tono degli articoli comparsi in queste ultime settimane sui quotidiani, nessuno della Giunta Comunale ha letto il parere della commissione Ministeriale (per i più curiosi: Parere n. 902 del 24 novembre 2023 a questo link https://va.mite.gov.it/File/Documento/947937 da pagina 21 a pagina 25) La commissione Ministeriale oltre ad accertare che il progetto va sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale, rileva che (pagina 21) "... La Commissione ritiene che gli elaborati progettuali presentati, pur fornendo una buona descrizione generale delle opere che il Proponente intende realizzare, manchino dell'analisi e descrizione di alcuni aspetti fondamentali per la valutazione dei potenziali effetti ambientali, fra cui la cantierizzazione e le ragionevoli alternative; inoltre, evidenzia che il Proponente dichiara altresì che con la nuova disposizione si realizzeranno n. 28 nuovi posti barca con un aumento della concessione di 1.596,00 m2 rispetto ai 45.968,00 m2 attuali per complessivi 47.564,00 m2, con un aumento del 3,5% circa dello specchio acqueo richiesto in concessione rispetto all'attuale. ..."
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Giornata Nazionale degli Alberi
- G.Cortelezzi - 21 Novembre 2023
Didattica all’aperto per la “Giornata Nazionale degli Alberi” All’aperto si impara meglio!
Muoversi in uno spazio aperto favorisce il contatto con la realtà, la capacità di osservazione, la curiosità, le capacità cognitive, l’intelligenza e la scoperta di cose nuove Il circolo di Legambiente Lerici, in occasione della “Giornata Nazionale degli Alberi” ha organizzato insieme all’Istituto Comprensivo di Lerici una lezione di scienze naturali all’aperto, alla quale hanno partecipato più di sessanta alunni/e della scuola media accompagnati dalle loro insegnanti. Lo spazio prescelto è stato quello degli storici giardini del lungomare lericino, giardini disegnati all’inizio del secolo scorso da famoso architetto Franco Oliva.
La Giornata Nazionale degli Alberi è stata istituita con la Legge 10 del 2013 che quest’anno compie 10 anni. L’articolo 1 di tale Legge recita “… il Ministero dell’ambiente … realizza nelle scuole di ogni ordine e grado … iniziative per promuovere la conoscenza dell'ecosistema boschivo, il rispetto delle specie arboree ai fini dell'equilibrio tra comunità umana e ambiente naturale, l'educazione civica ed ambientale sulla legislazione vigente, nonché per stimolare un comportamento quotidiano sostenibile al fine della conservazione delle biodiversità … “.
Nell’articolo 2 viene stabilito l’obbligo, per i comuni sopra i 15000 abitanti, di porre a dimora un albero per ogni neonato residente e per ciascun minore adottato. La stessa legge promuove (Art.6) lo sviluppo e l’incremento delle aree verdi urbane e articola la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale (Art.7). Studi passati e recenti ci dicono che gli alberi e la vegetazione in genere migliorano la qualità della vita nei centri urbani. La presenza e l’accessibilità degli spazi verdi sono requisiti fondamentali per città sane, sostenibili ed inclusive. Vivere vicino a spazi verdi riduce i problemi di salute e migliora lo stato fisico e psichico. I benefici che un albero adulto in ambito urbano può dare sono molteplici, dal miglioramento del microclima, specialmente in estate, alla cattura della CO2, dalla purificazione dell’aria (compreso l’abbattimento delle polveri sottili) alla riduzione del rumore. Ottocento metri quadri di terreno con una copertura vegetale del 30% assorbono attraverso il processo di traspirazione circa 1,2 milioni di Kilo calorie che altrimenti sarebbero cedute all’ambiente. Alberi curati e rispettati educano alla bellezza e invitano alla socializzazione.
Chi può negare il piacere di conversare alla fresca ombra di un albero in un caldo pomeriggio d’estate? Benefici non solo fisici dunque, ma anche economici, estetici e culturali, psicologici e sociali. La lezione ai giardini ha avuto come tema le foglie degli alberi e i servizi ecosistemici che forniscono. Rientrati nel piccolo giardino del plesso della “Poggi” che ospita le classi medie e dell’infanzia, insieme ai bambini della materna, abbiamo dato il nostro contributo alla Giornata Nazionale degli Alberi, mettendo a dimora un piccolo ciliegio selvatico, che farà fiori per le api e frutti per la felicità di passeri e merli.
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Il senso atavico del Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra-Vara

- 30/10/2024 Alessandro Poletti
I 2 Parchi che nascono nel 1982 e nel 1984 in Provincia della Spezia, cioè il Parco Fluviale della Magra (comprensivo del Vara) e il Parco di Montemarcello, affondano le loro radici nella condizione in cui versano all'epoca due territori contigui, che poi diverranno difatti un unico Parco, a causa di attività antropiche aggressive. Infatti l'area del Magra, importante territorio di passo avifaunistico assieme al Promontorio di Montemarcello, già testimoniato a fine XIX Secolo, era vittima da decenni di escavazioni selvagge a scopo edilizio o meramente riempitivo del rilevato autostradale, mentre il promontorio era vittima degli appetiti costruttivi di case vacanza che iniziavano a colpire non solo il versante a mare, ma anche quello di di Bocca di Magra. Il promontorio aveva già attraversato una sua trasformazione, avendo attraversato una fase di transizione vedendo l'aumento del bosco, in buona parte già maturo come in località tipo Montemurlo e Vallestrieri, e in altre con vegetazione pioniera come i boschi termofili di Pino d'Aleppo, che erano risaliti dalle falesie con l'abbandono, e oggi sostituiti dall'avanzare della Lecceta; questo mentre sul lato vallivo a nord est si passava dalla Pineta a Pino marittimo frutto di impianti a naturale bosco mesofilo di Fagacee, Carpini e Ornielli. Se il fiume continuava a subire attività come la nautica o l frantumazione di interi provenienti da fuori, anche in aree assolutamente non idonee, il promontorio da allora si arricchiva di sempre maggiori essenze vegetali e quindi di biodiversità, anche animale: quaranta anni sono tantissimi, e molti boschi erano già in avanzata fase di maturazione da prima. Subentrato nel 1996 il nuovo Parco di Montemarcello – Magra, poi anche Vara, si tentava comunque il censimento delle aree incolte, recuperabili all'agricoltura; ciò avveniva molti anni fa e, visto che per leggi Nazionale e Regionale un terreno, per essere incolto, non deve superare i 15 anni di abbandono, quei terreni ormai dovrebbero essere anche loro boschi a tutti gli effetti... Di certo non possono essere trattati come incolti quei terreni che erano boscati già da molti decenni prima che fosse costituito il Parco del 1984, cosa che non vuole entrare purtroppo in testa a certi Amministratori locali; inoltre nel Parco di Montemarcello, fin dal 1984, esistevano valori floristici protetti ai sensi di una Legge Regionale di quello stesso anno. In ogni caso sia il fiume, nonostante i disturbi di Darsene e Rimessaggi, e della frantumazione di inerti, che il Monte Caprione, erano talmente ricchi di valori naturalistici da proteggere ai sensi della normativa Europea Habitat, che entrambe sono stati proclamati prima Siti d'interesse Comunitario e poi Zone Speciali di Conservazione, con ulteriori limitazioni oltre quelle del Piano di Parco del 2001. Entrambe i vecchi Parchi, poi fusi in uno nel 1996, hanno visto negli anni un avanzamento dell'indice di naturalità, il fiume, nonostante i disturbi non combattuti a sufficienza dalle Amministrazioni, ha visto il ricostituirsi di un ecosistema pregiato, sia pure salmastro negli ultimi 8 km e il parziale rimboschimento delle golene, mentre il promontorio ha dovuto combattere solo le cattive intenzioni avanzate da privati acquirenti sostenuti dalle mene di alcuni Amministratori. Per questi motivi detesto e contrasto chi avanza l'idea che il Parco di Montemarcello – Magra – Vara sia un "non sense", un ostacolo a un presunto sviluppo dalle sorti inarrestabili e progressive, quando l'unico sviluppo possibile è quello consentito dai vincoli del Parco e della ZSC, vero binario su cui può correre la locomotiva dello sviluppo ecosostenibile.
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